Tanti di noi lo conoscevamo come don Gastone, il sacerdote che ti abbracciava forte, ti chiedeva come stai e ti spingeva ad aprirti.
Non so perché lo stare con lui mi desse queste sensazioni, anche se l’ho frequentato anche nella sua Diocesi di Prato, quando era già diventato Sua Eminenza.
Il suo ruolo Vescovo veniva sempre dopo, e la relazione era sempre al primo posto; nel rapporto con lui non c’era mai alcuna forma di distacco …
In quell’abbraccio forte c’era la certezza di essere accolti come un fratello.
In quell’abbraccio si sprigionava la sua infinita umanità.
Insieme a don Ivan e a don Giorgio ha dato vita all’esperienza di San Pio X. Poi la sua strada molto presto ha imboccato un’altra curva, ma lui è sempre rimasto legato a quella innovativa avventura, insieme all’amicizia e all’affetto profondo per quella comunità che stava nascendo sul solco di un umanesimo cristiano nato dalle fondamenta del Concilio Vaticano II.

Molti in questi giorni parleranno di don Gastone come grande uomo di cultura, un uomo di una fede smisurata che sapeva leggere i segni dei tempi, aperto alle novità ma che agiva sempre con cautela, rispettoso di tutti, di un uomo che ha dedicato alla Chiesa e alle persone ogni sua attenzione.
Il mondo del lavoro, il mondo del sociale, lo studio, la riflessione, l’amore per il pensiero dell’uomo, l’amore per il Vangelo e le Scritture hanno animato la sua vita e lui le ha trasmesse a coloro che intorno a lui sono cresciuti ed a lui sono rimasti legati.
Don Gastone era tutto questo, ma molto altro ancora; era un uomo veramente misericordioso, attento all’ascolto, un uomo che mai si imponeva, così grande era il rispetto in lui della libertà dell’altro.

Ho avuto la fortuna più volte di parlare da solo con lui negli anni, e in quei lunghi colloqui, a volte anche dolorosi, mai mi sono sentito giudicato, sempre rispettato nel pensiero e nelle scelte.
Mi sono sempre sentito amato …
Al tempo stesso era un uomo di una grande passione, di sentimenti belli e puliti, innamorato del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, di Gesù e delle persone.
Era bello ascoltarlo nelle sue riflessioni ricche di una profonda ricerca e al tempo stesso animate dal dubbio, con la consapevolezza che non tutto può essere frutto della ragione e del pensiero e da lì saper dare spazio all’amore, che va oltre le nostre parole, i nostri pensieri, a volte diventa folle e fuori da ogni logica…
Era umile don Gastone, sacerdote per sempre, innamorato del suo essere prete, mai un gradino superiore a te …
Non poteva essere che lui a scrivere la prefazione al libro su don Ivan che ho scritto insieme ad Anna Vieri, e non poteva essere che lui a presentarlo in quel maggio del 2017, in quella chiesa che li ha visti agire insieme come sacerdoti.
Anche in quella serata, aldilà delle sue parole, restano i ricordi di una profonda amicizia, della passione verso valori che li univano, di strade che con cammini diversi, seguivano lo stesso pensiero.
Due sacerdoti illuminati entrambi dal pensiero del Concilio, che ha fatto di entrambi dei precursori e dei “visionari” nel senso più positivo del termine, con il desiderio di costruire un futuro di una Chiesa accogliente, povera, un popolo di Dio in cammino insieme agli altri popoli, e di una società più giusta, meno discriminante e rispettosa del pensiero di tutti.
A noi resta ciò che con vena creativa e innovativa persone così hanno saputo costruire nelle loro comunità, il loro ricordo e il loro pensiero, il loro insegnamento insieme al desiderio e alla passione che ci hanno trasmesso di costruire un mondo migliore seguendo il dettame dell’amore di Gesù.
Infine Don Gastone era un uomo di grande speranza, nella storia e nella vita dell’uomo, perché sapeva andare oltre il male che ci abita, riuscendo a scoprire il bene che ci avrebbe salvato.

O forse perché aveva una fiducia smisurata in Dio e come tutti coloro che da visionari sanno guardare oltre e leggere i segni dei tempi, aveva capito in fondo anche l’Apocalisse scritta da Giovanni, riuscendo a vedere, attraverso i suoi occhi ricchi di misericordia, “un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati”
Ed a vedere come ci ricorda ancora l’Apocalisse “La santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù dal cielo d’appresso a Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo”.
Quella Gerusalemme che spero ora sia pronta ad accoglierlo e nella quale lui entrerà con il suo sorriso, quel sorriso che non ha fatto mai mancare a coloro che lo hanno conosciuto.