La più grande dimostrazione del limite di rappresentanza politica del partito democratico sta proprio nel suo istituto più bello e innovativo, che sono le primarie.
Non come istituto o modalità di espressione della volontà delle persone e dei sostenitori di quel partito, che invece credo siano il massimo della democrazia interna, ma perché nel tempo non si è mai dato seguito, da parte della classe dirigente a ciò che quella scelta “popolare” aveva prodotto.
Non si spiegano diversamente le dimissioni, prima della scadenza del mandato, di quasi tutti coloro che in questi anni, hanno assunto la guida del partito, nella maggior parte dei casi scelti dal voto di milioni di sostenitori.

Il fallimento politico delle primarie sta dunque nell’incapacità della classe dirigente di saper portare avanti al suo interno quelle che erano state le decisioni assunte dai cittadini (che non votano solo una persona, ma anche il programma che è legato a quella scelta).
Sono andato a rileggermi alcuni dei punti del programma di Zingaretti quando si propose quale segretario del partito due anni fa e per questo era stato scelto da oltre 1 milione di persone.
Fisco: La prima riforma fiscale deve riguardare il mondo del lavoro: giù le tasse sui salari dei lavoratori italiani a cominciare da quelli più bassi. Non la tassa piatta ma maggiore giustizia”.
Ambiente: “Destinare 50 miliardi, a un fondo “verde” per iniziare un “green new deal” italiano
Istruzione: “Vogliamo una svolta nel concetto stesso del diritto allo studio, che diventi diritto alla conoscenza. Proponiamo una misura totalmente nuova e di civiltà per le famiglie. Formazione a costo zero, non è mai stato fatto, è tempo di cominciare”.

Sanità: “Proponiamo quota 10 miliardi in 3 anni come barriera per 100.000 nuovi assunti nel sistema pubblico o le prestazioni verranno meno”.
Riforme: “Riapriamo insieme la grande riforma federale e delle funzioni dei vari livelli dello Stato che se non funziona muore. Il PD presenterà finalmente la propria proposta di autonomia. Un’autonomia giusta”.
Infrastrutture: “Un grande piano di opere pubbliche 200 miliardi fino al 2030 con il rilancio anche del partenariato pubblico privato. Un programma simile può generare milioni di posti di lavoro, essere un potente fattore di sviluppo del mezzogiorno.
Industria: “Investimenti in ricerca e sviluppo, consolidamento degli incentivi fiscali per le imprese tecnologiche e formazione dei lavoratori. Non ci dimentichiamo che un sistema produttivo competitivo è quello che supera definitivamente i limiti imposti contro le donne sulla differenza di genere”.
Sicurezza: “Rifiutiamo la logica dell’emergenza e della paura dei decreti insicurezza del Governo. La sicurezza è vicinanza sociale, è sicurezza urbana, ma è anche un grande investimento nelle città su cultura, sport, associazionismo”.
Lavoro e Giovani: “Proponiamo di investire un miliardo l’anno per sostenere nel prossimo triennio centomila progetti di auto impiego fornendo fino a 30 mila euro di prestiti personali a tasso zero a giovani under 35.
Quasi tutti questi temi sono stati resi dalla pandemia ancora più attuali, così come la nascita di un vero centro sinistra che abbia come perno la lotta alle diseguaglianze sociali ed economiche.
Sono i temi che il popolo di centro sinistra che si è riconosciuto nel partito democratico in questi anni aveva dato al suo segretario, chiedendo la collaborazione per 4 anni alla classe dirigente.

C’è chi ha disatteso queste decisioni andandosene, c’è chi le disattende ogni giorno dall’interno, attraverso le correnti e la ricerca del piccolo e insignificante potere.
Nel Pd avviene che, dopo la fase di grande partecipazione popolare che sfocia nelle primarie, la dirigenza del partito smette di guardare fuori dalle mura del Nazareno, si richiude in quelle stanze, dimenticandosi dei milioni di persone che hanno portato a una determinata scelta.
La classe dirigente di questo partito è incentrata più sull’io che sul noi e questa scelta presuppone l’immediata uscita dalle istanze della sinistra, che non può puntare principalmente al singolo benessere del cittadino, ma al miglioramento della qualità della vita della società e dello stato.

Tutto ciò credo rappresenta benissimo cosa è oggi questo partito e anche le pesanti parole pronunciate in questi giorni da Nicola Zingaretti.
Un partito staccato dalla realtà della sua gente, dai suoi territori, incurante del grido di dolore, di paura, che dalle persone arriva. Un partito che disattende le scelte fatte dai suoi stessi elettori e sostenitori.
Non è un processo che nasce oggi, è un percorso che dura da tempo, e la lenta, inesorabile chiusura di sezioni, circoli, case del popolo che si è susseguita negli anni, prima vero punto di contatto con la gente, ne è la dimostrazione.
Le correnti sono un valore se “aggiungono” qualcosa in più in fatto di cultura e idee, non se distruggono, come avviene sistematicamente in questo partito.

Così non si devono sentire amareggiati gli amici dirigenti del PD se le Sardine vanno al Nazareno con le tende, o se tante associazioni dal basso si fanno carico della loro incapacità di dare risposte.
La speranza è che il grido di allarme, ma anche di amore, che si alza dal popolo della sinistra sia prima o poi raccolto da chi, in politica accetta di sposarne fino in fondo le istanze.
C’è bisogno di una sinistra che sappia farsi carico di una vera lotta alle ingiustizie sociali che un capitalismo sfrenato guidato da un neoliberismo incentrato solo sul mercato, sta causando anche in questo nostro paese.
A tutti coloro che amano lottare contro le disuguaglianze sociali consiglio una bellissima lettura “Quel mondo diverso: Da immaginare, per cui battersi, che si può realizzare” scritto da Fabrizio Barca e Enrico Giovannini, che indicano una possibile strada per una nuova sinistra e un capitalismo diverso.
Fabrizio Barca, anche lui una risorsa e una speranza che il PD ha deciso di perdere e che oggi opera dal basso all’interno del Forum sulle disuguaglianze e le diversità. Anche questo qualcosa vorrà pur dire….