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Il vecchio e i bambini, i nuovi costruttori di libertà

La
bellissima canzone di Francesco Guccini “Il vecchio e il bambino”
è una buona traccia per calarsi dentro questo preciso momento
storico, per capire cosa sta accadendo nelle nostre comunità piccole
e grandi, e individuare le persone che, in questi tempi bui, stanno
illuminando il cammino dell’umanità.
Il
vecchio in questione è Papa Francesco che sembra prendere per mano
questi “bambini”, o meglio quei ragazzi, giovani uomini e donne,
che in modi diversi, con idee e credi diversi, stanno diventando una
guida all’interno di un mondo che non riconosce più nell’altro una
persona con la sua dignità.
Nel
tempo della perdita dei diritti nel nostro Occidente concentrato
tutto sul mito dell’economia e del profitto, della povertà assoluta
e delle dittature in ampi strati dell’Oriente, dell’Asia e
dell’Africa dai quali paesi si fugge per evitare guerra, oppressione
e fame, nel tempo in cui tutti i paesi cosiddetti ricchi si rifugiano
impauriti in se stessi, Papa Francesco sembra l’unico in grado di
avere ancora una visione profetica della vita, un po’ come dicono le
bellissime parole della canzone di Guccini:
…E
il vecchio diceva, guardando lontano:
Immagina
questo coperto di grano,
immagina
i frutti e immagina i fiori
e
pensa alle voci e pensa ai colori
e
in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano
gli alberi e tutto era verde,
cadeva
la pioggia, segnavano i soli
il
ritmo dell’uomo e delle stagioni…”
E
poi ci sono i ragazzi, quelli che non hanno paura di agire e lo
fanno, spinti da questa visione profetica, spinti dalla loro
coscienza, spinti dal senso del coraggio che è proprio dei giovani
che li porta a rischiare anche la vita pur di inseguire i sogni,
quella visione profetica che ti dà la forza della speranza di poter
costruire il proprio futuro.
Penso
a Greta Thunberg e al movimento che ha ispirato per la difesa del
nostro pianeta e ai milioni di persone che stanno seguendo il suo
messaggio.
Penso
ad Antonio Micalizzi, il giovane giornalista ucciso lo scorso
dicembre nell’attentato di Strasburgo, che amava l’Unione Europea,
difendendone i suoi valori.
Penso
a Silvia Romano la giovane cooperante italiana rapita in Kenya lo
scorso novembre e della quale non si hanno notizie, che ha deciso di
spendere la sua vita aiutando i più poveri e i più abbandonati nel
mondo, là dove essi vivono.
Penso
ad Aboubakar Soumahoro giovane sindacalista italo-ivoriano della Usb,
amico del giovane maliano ucciso a San Ferdinando, che oggi si batte
per i diritti dei braccianti italiani e stranieri.
Penso
ad Adam e Ramy (a cui è stata riconosciuta la cittadinanza italiana
lo scorso mese di giugno), e agli altri ragazzi italiani che hanno
salvato la vita ai loro compagni di una scuola di Crema dallo
scellerato tentativo del cittadino italiano di origine senegalese di
attentare alla vita di oltre 50 persone.
Penso
a Carola Rakete che ha sfidato la legge italiana che pone limiti a
che si assume il dovere di salvare naufraghi in mare.
Penso
ai tanti giovani volontari delle ONG che ogni giorno, seppur
assediate dal governo italiano e dal menefreghismo dell’Europa,
tentano lo stesso di fare quello che dovrebbero fare stati
democratici degni di questo nome, ovvero di salvare vite umane.
Penso
ai tantissimi giovani ad Hong Kong che in questi giorni stanno
difendendo i loro diritti contro uno stato non democratico come la
Repubblica Cinese.
Penso
alle migliaia di uomini e donne, spesso anche con i loro bambini che
dall’Africa, e dall’Asia si muovono verso Occidente, solcano mari e
rischiano la vita, e ai tanti messicani e giovani sudamericani che si
accampano ai confini con gli Stati Uniti, sapendo che da loro non
esiste nessuna opportunità.
Penso
ai nostri giovani, laureati, sottopagati e sfruttati da una società
di “vecchi”, che invece di dare a loro occasioni vere, li spinge
ad emigrare e a sviluppare le loro capacità in altri paesi.
Penso
alle giovani madri che dalla Calabria, dalla Campania e dalla Sicilia
cercano di portare via i loro figli dalle mani delle loro famiglie
mafiose per dare a loro una nuova opportunità che non sia la
delinquenza e forse la morte.
Sono
questi i giovani che idealmente sono stretti per mano a Papa
Francesco.
Un
Papa che mentre cammina accanto a loro, che danno concretezza alla
sua visione profetica, spinge anche tutti noi a scegliere, perchè
chi crede in Gesù e nel Vangelo non può non scegliere dentro la sua
coscienza da che parte stare.
Dobbiamo
superare le nostre malinconie e le nostre paure: le opere vere
nascono dall’ascolto. Ascoltare vuol dire sedersi dentro la storia”

scrive la teologa Antonietta Potente e mai come oggi queste parole
risultano vere per chi ha il coraggio di osservare cosa accade
intorno a noi e decide di stare dentro al proprio tempo, conoscerlo,
e poi agire nel rispetto di chi siamo e in cosa crediamo.
Uscire
dalla malinconia vuol dire smetterla di pensare come eravamo o perchè
ci siamo impoveriti (non solo economicamente, ma soprattutto
umanamente), e riassumersi la responsabilità di migliorare, non come
singolo, ma come comunità, il nostro modo di vivere e di stare
insieme. Vuol dire riassumersi la responsabilità personale di
lottare per i diritti di tutti, per la dignità di tutti.
Uscire
dalla paura, vuol dire smetterla di credere a quello che la politica
e i social ogni giorno ci trasmettono, uscire dal senso di
insicurezza che ci viene proposto, uscire da quella forma di
educazione che spinge a delegare all’uomo solo al comando il nostro
futuro e la nostra salvezza, per riassumersi la responsabilità di
educarci attraverso la nostra personale intelligenza e capacità.
Ascoltare
è la vera attività del contadino, che guarda il cielo, osserva la
terra, sente il vento, e poi inizia il suo lavoro…..ogni giorno….
È
un mutare azioni e strade tenendo gli orecchi aperti sul tempo che
stiamo vivendo.
Vuol
dire studiare, leggere, riflettere, meditare, fermarsi, dare tempo a
se stessi, dare spazio al nostro cuore, ascoltare cosa si agita in
noi e agire con gioia….agire con amore….partendo dalle necessità
dei più poveri, degli ultimi, di chi ogni giorno vede calpestata la
propria dignità.
Solo
così non saremo persone che assistono malinconiche allo scorrere
inesorabile della vita, ma costruttori del nostro domani e del futuro
che arriverà dopo di noi. Con responsabilità.
È
l’augurio che faccio a tutti…..vivere e agire stando nel tempo che
ci è dato di vivere come costruttori di libertà….
Costruttori
di libertà, come questo vecchio uomo che stringe la mano ai tanti
giovani che non sono malinconici, non hanno paura a tentare di
costruire il futuro, e possono avere la capacità di educare anche
noi alla nostra personale responsabilità di uomini.
Oggi,
qui, nel nostro tempo, nello spazio di vita che ci è dato di vivere,
l’unico che abbiamo.






Il video della canzone “Il vecchio e il bambino


https://www.youtube.com/watch?v=rNrNiMUtZpk






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