Il sole sta lentamente calando dietro le colline, illuminando le olive che ancora aspettano di essere raccolte.
La stanchezza coglie tutti noi che in queste belle ore di una domenica di fine ottobre ci siamo dati appuntamento alla Fraternità della Visitazione per una giornata da vivere in compagnia.

Da lì siamo partiti per arrivare all’oliveta vicino a Castelfranco, sulla Setteponti tra reti dislocate sotto le piante, rastrelli in mano, ceste in attesa e tanti bambini che ci circondano e che giocano in piena libertà.
Il pranzo sul campo, con l’olio nuovo appena uscito dal frantoio e anche il suono di una chitarra che rende più dolce il nostro stare insieme.
Una preghiera semplice, come semplice il cibo che ci attende, mentre tanti piccoli capannelli di persone sedute in terra mangiano e parlano in totale serenità…

Sono solo alcuni degli attimi vissuti che tornano alla mente dopo una bella giornata dove natura e umanità si sono dati appuntamento su questo campo, dove tante storie si sono incrociate, portando dentro di se’ mondi e tradizioni diverse, a volte dolori grandi insieme a desideri di rinascita e di riscatto.
Ma non è stato per me in queste settimane l’unico appuntamento con la raccolta delle olive.
Da Caposelvi a Mercatale sull’altro versante del nostro splendido Valdarno, altri incontri, altri momenti vissuti con amici, sempre con il cibo da condividere, teli da stendere, ceste da riempire, desiderio di stare bene e di sentirsi bene.

L’olivo è una pianta straordinaria, che si presta alle tante e diverse attenzioni delle persone che in questi giorni la toccano, la piegano nel cogliere il suo frutto.
La flessibilità di questa pianta è un magico insegnamento per tutti noi.
Docile nel piegarsi, ma difficile da spezzarsi, ci offre la bellezza della sua fertilità senza mai rinunciare a se stessa.
Toccata da tante e diverse mani, da rastrelli che la attraversano, fino alle macchine elettriche che la scuotono, vibra sotto i nostri colpi magari perdendo molte foglie, ma mai rinunciando alla sua forma.

Un po’ come dovremmo essere noi nella vita, aperti alle novità, ma ben saldi nelle proprie radici.
Tucidide, storico e militare ateniese, uno dei principali esponenti della letteratura greca, scrive che “i popoli del Mediterraneo hanno cominciato a uscire dalla barbarie quando hanno imparato a coltivare l’olivo e la vite”.
Non so se questo sia effettivamente vero, ma certo dall’olivo e dal suo frutto proviene l’olio, la sostanza più balsamica che per secoli nella civiltà mediterranea è servita per curare le ferite, illuminare le case, ungere i re; medicina per tutte le malattie, alimento prezioso e condimento per il cibo quotidiano.

L’olivo e l’olio sono parte della nostra storia, della nostra religione, della nostra cultura, sono parte di noi…
Così scrive Eugenio Montale: “… anche l’olio canta, vive in noi con la sua luce matura
e tra i beni della terra io seleziono, olio,
la tua inesauribile pace, la tua essenza verde,
il tuo ricolmo tesoro che discende dalle sorgenti dell’ulivo”.
Esco da questi giorni di raccolta delle olive felice, per le persone incontrate, per le parole scambiate, per le storie conosciute.
Il sudore e la fatica, il sorriso e la gioia hanno guidato le nostre ore.

Nella raccolta delle olive scopro che natura e umanità stanno bene insieme e il lavoro dell’uomo e della donna possono restituire dignità alla terra, che a sua volta ci ripaga diventando generosa e fertile …