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La scuola, uno dei veri drammi del nostro paese.

Uno dei temi più importanti e drammatici del nostro paese non è certo l’immigrazione, la sicurezza o l’Europa, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma la fuga dalla scuola dei nostri giovani che va avanti ormai da più di 20 anni e che ha prodotto l’abbandono scolastico dal 1995 ad oggi, di oltre 3 milioni e 500 mila ragazzi, i quali, dopo aver intrapreso il cammino della scuola media superiore, non hanno mai raggiunto il diploma. 
Una media in questi anni di circa il 30%.
La tendenza negli ultimi anni è leggermente in controtendenza (lo scorso anno si è attestata intorno al 25%), ma i dati sono comunque devastanti, i peggiori in tutta Europa, con l’abbandono di oltre 150.000 giovani anche nel 2017-2018.
Lo registra oggi in una bella inchiesta L’Espresso dal titolo “Fuga dalla scuola” che parla anche in termini economici di un problema che è costato alle nostre tasche in 23 anno oltre 55 miliardi di euro. 
Siamo di fronte a un fallimento sociale ed economico che nessun governo, nè di centro destra, nè di centro sinistra, è riuscito ad invertire in modo concreto.
Sono sempre più anche i cosiddetti Neet, i giovani che nè studiano, nè lavorano, nè cercano lavoro di cui sempre l’Italia ha il primato.
Persone deboli, non istruite, che avranno gravi difficoltà ad affrontare il futuro, che spesso finiscono nel giro della criminalità organizzata per poter sopravvivere.
Eppure il tema della scuola non rientra tra le priorità dei nostri politici, se ne parla sempre poco, anche se è nella scuola e nell’istruzione che uno stato getta le basi del proprio futuro.
E quelli bravi, che ottengono buoni risultati a scuola, appena possono scappano, in un processo di migrazione verso paesi che offrono maggiori opportunità, che dovrebbe essere l’altro grande problema che preoccupa la politica. Sono 75 mila i giovani, diplomati e laureati, che in questi mesi cercano di andar via dall’Italia.
Un paese sempre più vecchio, che non investe sui propri giovani, è portato a morire. 
A questo si lega il tema, altrettanto grave dell’analfabetismo di ritorno, fenomeno attraverso il quale un individuo che abbia assimilato nel normale percorso scolastico le conoscenze necessarie alla scrittura e alla lettura,
le  perde nel tempo a causa del mancato esercizio
di quanto imparato. 
Un analfabeta di ritorno, dunque, dimentica via via
quanto assimilato perdendo anche la capacità di utilizzare il
linguaggio scritto o parlato per formulare e comprendere messaggi e, in
senso più ampio, di comunicare con il prossimo e con il mondo
circostante.
In questo caso si parla di oltre 5 milioni di persone e in Europa anche in questo caso siamo il paese peggiore di tutti.
Giovani che nè studiano e nè lavorano, adulti che intraprendono la strada dell’analfabetismo, sono un pericolo anche per il mantenimento della democrazia, perchè lo stato democratico si mantiene sul grado di partecipazione delle comunità alle scelte politiche, economiche e sociali e non può essere fondato sulla semplice delega.
Tornano così alla mente le parole di Giorgio Gaber nella sua canzone “La libertà”:
Vorrei essere libero, libero come un uomo.

Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia

e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia.

Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare

e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà. 


La libertà non è star sopra un albero

non è neanche avere un’opinione

la libertà non è uno spazio libero

libertà è partecipazione.
“.

Questo il rischio che corre un paese come il nostro che non investe sui suoi giovani e dunque sul proprio futuro.  

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