Occorre avere una grande fede per scorgere la luce della speranza in questa fase così buia della storia dell’umanità.
Dopo gli anni della pandemia, i 50 giorni di guerra nel cuore dell’Europa, anche la Terra Santa torna a vivere in queste ultime settimane spiragli di conflitti.
Oggi lungo la spianata delle moschee l’esercito israeliano ha usato violenza contro pellegrini musulmani palestinesi intorno alla Moschea Al-Aqsa, nel luogo caro anche alla religione ebraica e cristiana, la’ dove per il Corano Maometto è salito al cielo, e per l’Antico Testamento Abramo doveva sacrificare a Dio il figlio Isacco.
La violenza e la malattia, la disgregazione dei corpi che ospitano le nostre anime, sembrano essere il segno di questo tempo, così come avvenne al corpo di Cristo nei giorni della sua passione.
Paura e angoscia segnano la via crucis di Gesù come paura e angoscia segnano le strade della storia odierna dell’umanità.
Nessuno sembra fermarsi di fronte al sangue che scorre lungo un declino che pare non avere fine.

C’è chi continua ad aggredire e chi continua a fornire armi, in una ricerca di sicurezza e di confini, dove i veri sconfitti sono e continueranno ad essere famiglie, bambini, anziani che sono morti e moriranno e interi popoli che diventeranno più poveri, covando dentro di se’ rancore e odio.
Così come in quel venerdì di oltre duemila anni fa quando non fu possibile trovare un compromesso che salvasse la vita di Gesù tra il sinedrio e i romani, condannando il Cristo al dolore della passione fino alla morte sulla croce, oggi la strada della diplomazia e del dialogo si è smarrita lasciando lo spazio al suono delle bombe e all’eccidio di persone innocenti.
Sembra non esserci più spazio per le parole e per la considerazione dell’altro e chi è chiamato a fare scelte per il nostro oggi e il nostro futuro ha abbandonato la strada del cessate il fuoco, dando invece voce alle armi come unico sistema di regolamentazione del conflitto.
Conquistare territori con la forza da un lato, resistere attraverso la fornitura di armi dall’altro, dunque perpetrare uno sterminio di persone per contare domani di più davanti a un tavolo di trattativa.

E in Terra Santa si entra in una moschea con la forza violando un luogo sacro per tanti credenti.
Ma sono tante (più di trenta in questo momento) le guerre che quotidianamente affossano l’umanità nel nostro mondo.
Ci vuole tanta fede per pensare ancora che l’amore e la speranza alla fine prevarranno; è la riflessione che nasce spontanea in questa notte di passione dove anche il Figlio di Dio cede alla violenza e accetta in pieno l’umanità.
“Signore, perdona loro, perché non sanno quello che fanno….”

Mi viene da pensare che le parole di Gesù sulla croce oggi potrebbero riguardare persone come Putin, Biden, come i governanti dell’Occidente e dei grandi paesi orientali, di coloro che danno ordine di sparare o decidono di fornire armi.
Queste persone sembrano aver smarrito la strada della convivenza civile e del riconoscimento dell’altro.
La croce in questo nostro tempo, insieme al Cristo, la portano tutti coloro che subiscono il peso di queste scelte scellerate e che da questi conflitti sono colpiti.
Una speranza sono i volti di Irina e Albina le due infermiere, una russa e l’altra ucraina che portano la croce a Roma durante la via crucis al Colosseo.
I loro sguardi e il loro abbraccio sono la luce che può illuminare il buio che ci circonda….