In questi giorni sto leggendo il numero speciale della rivista testimonianze dedicata ai preti di frontiera Don Milani, Padre Turoldo e Padre Balducci.
Nel primo capitolo della rivista c’e’ un bellissimo dialogo tra Sergio Givone e Severino Saccardi che affronta uno dei temi piu’ cari di Padre Ernesto Balducci, quello dell’uomo planetario.
Cos’e’ l’uomo planetario? E’ colui la cui essenza non e’ nell’appartenenza a un popolo, a un’etnia, a un paese, ma nella sua appartenenza al genere umano.
L’uomo cittadino del mondo era la prospettiva indicata da Padre Balducci nei suoi scritti, nel suo pensiero, nel suo essere e sentirsi profondamente cristiano che lo portava al tema dell’universalismo, dove l’uomo e’ portatore di diritti in quanto tale e non solo perche’ appartenente a una societa’ piu’ evoluta, piu’ ricca, piu’ fortunata.
Una distanza abissale da quanto invece sta accadendo a livello di pensiero nel tempo storico che stiamo vivendo, dove il nazionalismo sta tornando prepotentemente alla ribalta e l’egoismo dei paesi cosiddetti piu’ evoluti tende a schiacciare le esigenze di chi fino ad oggi e’ stato sfruttato e privato anche dei diritti minimi per vivere.
Non e’ un caso che quelli dal 60 agli 80 siano stati gli anni non solo delle grandi trasformazioni sociali, ma anche della conquista dei grandi diritti: anni in cui anche nel nostro continente si gettavano le basi per la costruzione di un’Europa unita.
Vi era la ricerca di una coesione sociale, pur nella diversita’ anche forte delle idee politiche, improntati a una maggiore solidarieta’, con un senso forte del sentirsi comunita’ dove trovava spazio il noi rispetto all’io che oggi invece permea le nostre esistenze.
Non un periodo senza conflitti (basta pensare da noi agli anni di piombo), ma dove la sconfitta della lotta armata avviene per esempio grazie a una societa’ che sa rifiutare collettivamente quella strada. Viene sconfitta dal noi da una comunita’ che si riconosce in dei valori.
Balducci sul finire degli anni 70 intuisce che la salvezza dell’uomo e l’emancipazione della societa’ sta solo nel riconoscimento del valore dell’altro e della diversita’.
L’uomo planetario e’ l’idea di una umanita’ che fa della diversita’ e dell’apertura la strada che puo’ costruire la pace.
Una strada abbandonata da tempo da una politica che non sa andare oltre lo sguardo dell’ultimo sondaggio, non sa piu’ essere profetica e che e’ capace, per il proprio piccolo tornaconto, di mettere in discussione anche quelle istituzioni, che con tutti i loro lmiti, come quelli europei, hanno garantito al nostro continente quasi 75 anni di pace e comunque una evoluzione delle nostre societa’.
Non e’ un problema che nasce oggi, ma che per esempio in Italia, secondo il mio pensiero, si e’ sviluppato dagli anni ’90 dall’inizio del cosiddetto berlusconismo che ha prodotto in noi un passaggio epocale a livello culturale, con l’avvento della visione personalistica ed egoistica della società.
Una filosofia di vita che la stessa sinistra ha finito per condividere nel modo di fare politica e di amministrare; non e’ stata in grado di combatterla e l’ha fatta propria.
Cosi’ rileggere e studiare figure come Balducci oggi ci fa capire l’involuzione culturale che abbiamo subito e accettato soprattutto noi che ci riteniamo credenti e cristiani.
Cio’ traspare ancor di piu’ con l’avvento di un uomo come Papa Francesco che ci spinge a un confronto costantecon la nostra coscienza.
Viviamo non credendo piu’ nel progetto di Dio verso l’uomo (quello che una volta si chiamava il Regno di Dio), improntato a una vicinanza verso gli ultimi, alla solidarieta’, all’accoglienza dell’altro, all’ascolto delle sue ragioni, a una condivisione della ricchezza, ma si tende a costruirsi un dio a nostra personale misura, un dio che ci protegge dentro i nostri spazi e confini, ovvero quanto di piu’ lontano ci sia dal Dio della Bibbia, che da che mondo e’ mondo ha invitato l’uomo a rompere tutti i suoi confini, per farlo diventare, appunto, un uomo planetario.