Nella notte
tra l’8 e il 9 maggio di 41 anni fa veniva ucciso da Cosa Nostra Peppino Impastato
tra l’8 e il 9 maggio di 41 anni fa veniva ucciso da Cosa Nostra Peppino Impastato
Tra i tanti insegnamenti che questo giovane uomo ci ha lasciato, mi preme
ricordare in primo luogo il suo attaccamento al territorio dove viveva.
La sua storia, il suo impegno, le sue lotte le ha portate avanti soprattutto
nella sua Cinisi; lì ha combattuto contro la costruzione della seconda pista
all’aeroporto, ha combattuto contro la speculazione edilizia voluta dalla
mafia, ha denunciato le curve inutili lungo l’autostrada fatte per non toccare
i terreni dei mafiosi, ha denunciato il taglio delle droghe che avveniva in
alcune delle case della sua zona grazie ai voli diretti da Palermo a New York
che trasportavano spesso sostanze stupefacenti.
Un uomo dunque che ci invita a conoscere prima di tutto la terra dove si vive,
perchè solo attraverso la conoscenza di ciò che accade intorno a noi, si può
costruire una società migliore.
Anche il suo impegno politico era legato essenzialmente alla sua città, tanto
che si era presentato alle elezioni come candidato al consiglio comunale.
Anche in quei giorni di 41 anni fa, così come oggi in tante città del nostro paese, ci si stava preparando al voto.
Così pensando a lui e alle centinaia di candidati Sindaci e migliaia di candidati Consiglieri Comunali
che si sfideranno per le prossime elezioni amministrative, mi viene da pensare
quanto Peppino Impastato possa essere ancora oggi un modello per tutti,
nell’impegno politico.
Perchè la sua storia e le sue battaglie nascevano proprio da un’attenta
conoscenza della comunità dove viveva, che è la prima essenziale condizione di
fare politica nel senso più nobile del termine, ovvvero quella di mettere a
disposzione del bene comune il proprio impegno.
L’altro aspetto che vorrei ricordare, mi porta al presente di questi giorni e
alla bella manifestazione di Napoli avvenuta domenica scorsa dopo il ferimento
della piccola Noemi.
In quella piazza Antonio Piccirillo, figlio di un boss della Camorra, ha preso
le distanze dal padre, pur dichiarando il suo amore per lui, ma dissociandosi
dalle sue scelte di vita.
Antonio, come Peppino, è arrivato a dichiarare che la mafia è una montagna di
merda. E Peppino come Antonio era comunque legato da un affetto grandissimo
verso suo padre, che pure era un uomo legato alle organizzazioni mafiose.
E dunque ciò che caratterizza Peppino e Antonio è il coraggio delle loro
azioni, un coraggio che scuote le nostre coscienze e spinge tutti noi ad un
impegno concreto.
La conoscenza e il coraggio, cose che Peppino riesce a trasmettere per primo
proprio alla madre Felicia, la prima che saprà portare avanti la sua
rivoluzione.
Tutto appare chiaro quando si entra nella loro
casa di Cinisi, oggi la Casa Memoria di Felicia e Peppino Impastato.
casa di Cinisi, oggi la Casa Memoria di Felicia e Peppino Impastato.
Entrando in quella casa, la prima cosa che noti è
una poltrona vuota, posta all’ingresso davanti alla porta.
una poltrona vuota, posta all’ingresso davanti alla porta.
Era la sedia dove stava mamma Felicia e lì
accoglieva tutti coloro che, varcando quella soglia, volevano conosce chi era
veramente Peppino Impastato.
accoglieva tutti coloro che, varcando quella soglia, volevano conosce chi era
veramente Peppino Impastato.
Mamma Felicia ha fatto la prima piccola
rivoluzione, dopo la morte di suo figlio: ha tenuto aperta la porta e parlato,
mentre la mafia gli chiedeva di tenerla chiusa e di restare in silenzio.
rivoluzione, dopo la morte di suo figlio: ha tenuto aperta la porta e parlato,
mentre la mafia gli chiedeva di tenerla chiusa e di restare in silenzio.
Una rivoluzione che in tanti in questi anni hanno
portato avanti, ad iniziare dal fratello Giovanni, e che continua oggi nelle parole delle sempre più numerose mogli
di boss che chiedono ai giudici di salvare i loro figli dalle mafie, continua
nei giudici, nelle forze dell’ordine e nei giornalisti che ci parlano di
inchieste, arresti e condanne, continua in uomini e donne che nella società
civile si impegnano e si ribellano al potere e alla corruzione delle
organizzazioni criminali, continua in persone come Antonio Piccirillo che pur
amando il padre si dissocia dalle sue azioni.
portato avanti, ad iniziare dal fratello Giovanni, e che continua oggi nelle parole delle sempre più numerose mogli
di boss che chiedono ai giudici di salvare i loro figli dalle mafie, continua
nei giudici, nelle forze dell’ordine e nei giornalisti che ci parlano di
inchieste, arresti e condanne, continua in uomini e donne che nella società
civile si impegnano e si ribellano al potere e alla corruzione delle
organizzazioni criminali, continua in persone come Antonio Piccirillo che pur
amando il padre si dissocia dalle sue azioni.
Spero passi anche da una nuova
classe politica, fatta anche da tanti futuri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali
che conoscendo la loro terra e ciò che ne limita lo sviluppo, operino per l’interesse
e il bene comune dei cittadini che saranno chiamati a rappresentare.
classe politica, fatta anche da tanti futuri Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali
che conoscendo la loro terra e ciò che ne limita lo sviluppo, operino per l’interesse
e il bene comune dei cittadini che saranno chiamati a rappresentare.
Sarebbe il miglior modo per tenere in vita il messaggio di Peppino e di tutti coloro che come lui hanno perso la vita per colpa delle mafie.