politica del nostro paese, con la caratteristica di essere uno strumento di informazionale imparziale, correto che offre spazio a tutte le voci.
Tutti noi l’abbiamo ascoltata, a partire dalla sua magnifica rassegna stampa mattutina, proprio per il grande rispetto di queste sue prerogative.
Radio Radicale ci ha dato subito l’impressione di essere una radio libera, con l’intento di aiutare le persone a informarsi e poi scegliere sulla base delle diverse idee che al suo interno si ascoltavano.
congressi dei partiti e dai tribunali, elementi che avrebbero costituito il segno
distintivo dell’emittente, rendendola di fatto una struttura privata
efficacemente impegnata nello svolgimento di un servizio pubblico.
servizio pubblico, un canale istituzionale che trasmette le sedute
parlamentari e delle commissioni e dunque diventa quasi superfluo mantenere una convenzione con Radio Radicale.
Proprio lo scorso 3 maggio si è celebrata la 26esima edizione della Giornata Mondiale della libertà di stampa istituita dalle
Nazioni Unite nel 1993, e il tema di quest’anno si concentra sul rapporto
tra media e democrazia.
Un tema quanto mai pertinente su come la possibilità di garantire una pluralità diversa di voci e di pensieri, sia alla base di ogni forma democratica.
Dunque rischiare di perdere una voce indipendente e libera come Radio Radicale, per il mancato rinnovo di una convenzione che aiuta quest’emittente a sopravvivere e a svolgere il suo ruolo di informazione istituzionale, sembra veramente un passo indietro che non possiamo permetterci.
Così come non possiamo permetterci di vedere la chiusura di altre voci come per esempio l’Avvenire, Il Foglio e Il Manifesto (tanto per fare tre esempi di diverse forme di pensiero), e di altre testate più piccole e locali che operano oggi in forma cooperativistica, per il taglio di finanziamenti pubblici che sono iniziati già sotto il governo Renzi e che oggi stanno portando avanti principalmente i 5 Stelle.
Diceva Ignazio Silone che “La libertà è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la
possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi
autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche
politica”.
Radio Radicale e i giornali che rischiano la chiusura, con le loro trasmissioni, inchieste, articoli, ci hanno aiutato a dubitare, a cercare, a dire no a chi cercava di imporsi anche con la forza (penso agli anni di piombo).
La politica, se vuole far crescere i cittadini e far crescere lo stato democratico, deve essere in grado di salvaguardare anche queste ricchezze del pensiero.