Sono giorni tristi quelli che stiamo vivendo con la fiducia votata alla Camera per la conversione in legge del cosiddetto decreto sicurezza e la decisione del governo di non firmare il Global compact for migration fino a che il Parlamento non si pronuncerà in merito, venedo meno a quanto annunciato a settembre all’Onu dal Premier Conte e dal Ministro degli Esteri Moavero.
Il decreto sicurezza da oggi è una legge che:
– favorira’ l’aumento di cittadini stranieri che saranno trattati come “clandestini” dopo che fino a ieri potevano usufruire di un permesso di soggiorno per motivi umanitari;
– favorirà la chiusura degli Sprar, sistema di eccellenza riconosciuto dall’ONU, che permetteva ai comuni di avere un controllo su queste persone ed a loro una possibile integrazione senza gravi ripercussioni nel contesto sociale dove vivono;
– amplierà il numero di persone che finiranno nelle mani delle organizzazioni criminali;
– renderà meno sicure le nostre città.
Sono giorni tristi come lo furono quelle del 30 luglio del 2002 con l’approvazione della legge Bossi – Fini e il 23 aprile del 2009 con la conversione in legge del decreto sicurezza di Maroni.
Leggi che nel tempo hanno fatto crescere la percezione nei cittadini che il “clandestino” è un criminale e lo straniero che vive qui da noi solo un ostacolo e un peso.
Un’escalation culturale che spinge il nostro paese ad alzare muri sempre più alti, ad individuare il suo nemico nel cittadino straniero, ad un isolamento sempre maggiore nel contesto europeo e ora anche all’Onu, al disconoscimento dei valori che hanno fatto grande nel mondo il nostro popolo.
Sembra strano, ma proprio coloro che a parole dicono di voler difendere i valori e le tradizioni dell’Europa, sono invece i primi a rinnegarli ed a svuotarli di senso e concretezza.
Ma c’è anche una sfera personale della vita che vede molte persone reagire democraticamente e dire no a questo modo di intendere la convivenza tra gli uomini.
Vengono in mente le parole di chi, come Kant, nei secoli scorsi ha contribuito a dare un’anima alla nostra Europa: “Ospitalità significa il diritto di uno straniero, che arriva sul territorio altrui, di non essere trattato ostilmente”.