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Se il calcio non si ferma, fermiamoci noi

Lo scorso 4 marzo, dopo la tragica morte di Davide Astori, la federazione gioco calcio decise di sospendere il campionato di calcio.
Quella decisione fu salutata da tutti come un gesto forte di solidarietà e di vicinanza alla famiglia, alla Fiorentina e verso tutti coloro che conoscevano il giovane giocatore scomparso.
Con quel gesto la federazione, nel dolore per la morte di Davide, celebrò di fatto la vita, la vita di un uomo che è il valore più importante nel nostro cammino su questa terra.
Oggi a distanza di pochi mesi, dopo i tragici fatti di Genova nei quali hanno perso la vita 38 persone (ed alcune sono ancora disperse), dopo che il governo italiano ha decretato per oggi il lutto nazionale, e dove un intero paese si sta interrogando sulle responsabilità e sulle motivazioni che hanno portato al cedimento di un viadotto, il mondo del calcio non è stato in grado di fermarsi.

Così mentre già si sono svolti i primi funerali e tra poche ore si svolgeranno quelli di stato a Genova, e dunque un intera nazione si fermerà, il calcio nel tardo pomeriggio aprirà il suo triste palcoscenico, proiettandoci in un mondo irreale, dicendoci in pratica che si può passare dal dolore al divertimento nello stesso momento, rendendoci tutti più inumani.
E’ come se spingesse anche noi ad entrare in una voragine dove non si è più in grado di capire cosa conta o non conta nella nostra esistenza.
Sono una persona che ha giocato per anni, che ama il calcio, che ha allenato nei settori giovanili e proprio perchè conosco i valori del calcio e dello sport, non posso accettare il messaggio che chi guida questo sport sta mandando in queste ore a tutti noi, ma principalmente a quei ragazzi che crescono nelle nostre società.
Proprio perchè amo il calcio, oggi non tiferò per la mia Inter, non andrò in nessun stadio, non accenderò la televisione per guardare nessuna partita, non ascolterò la radio durante le gare, stasera non guarderò le reti della giornata e non mi fermerò a sentire commenti o dibattiti.
Oggi sarò ancora più vicino alle famiglie che saluteranno i loro cari scomparsi in quella voragine, sarò vicino alla città di Genova, sarò vicino al Genoa e alla Sampdoria e agli sportivi liguri che si fermeranno, sarò lì dove nel lutto e nella riflessione si celebra e si riscopre la vita e i suoi valori e non sarò invece in quelli stadi irreali dove pensando al divertimento si celebra la morte di una società che non riesce neanche a vivere un giorno completo di solidarietà, per necessità di dover celebrare il business e il dio denaro.
Invito tutti a “snobbare” per un giorno il mondo del calcio e il suo governo, visto soprattutto come modello economico, e a stare vicino alla città di Genova anche dopo i funerali, nel pensiero, dedicandosi a cose ben più importanti di una partita di calcio.
Oggi leggiamo un bel libro, guardiamo un film che ci aiuti riflettere, parliamo tra di noi di quanto sta accadendo, usciamo a riscoprire la bellezza della natura, stiamo un pò in silenzio….
Dobbiamo iniziare a ribellarci da chi continua a inviarci messaggi che non celebrano i valori dello sport.
E la ribellione, la prima ribellione, è sempre personale e parte dalla propria coscienza.
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