“Seconda stella a destra, questo è il cammino….“, inizia così la bellissima canzone di Edoardo Bennato “L’isola che non c’è” con cui mi piace aprire questa breve riflessione su di me che oggi compio 60 anni.
Un’età importante, che segna nella mia idea e nel mio modo di essere anche l’ingresso nella terza ed ultima fase della vita, dove si deve cercare di mettere a frutto il tanto che abbiamo imparato e il quanto si è riusciti a seminare. Dunque un modo anche diverso di pensare al domani, più incentrato sull’oggi e sul presente.
Ma oggi mi piace lasciar spazio alle immagini che mi vengono alla mente da quando sono nato in quella piccola casa di Corso Italia 90 a San Giovanni, lungo la Via Maestra a pochi passi da Palazzo d’Arnolfo e dalla casa di Masaccio, nel cuore della mia città e da dove partono i miei primi ricordi.
Da lì, figlio di operai (lui muratore, lei tessitrice, le due persone che per prime mi hanno insegnato a costruire e a cucire rapporti), sono partito alla ricerca della stella che indicasse il mio cammino.
Così si accavallano nella mia mente sentieri di strade di campagna, domande che in questi anni mi sono fatto, risposte che sono arrivate e dubbi che continuano ad essere miei compagni di viaggio, volti e sguardi cari, incontri e addii, dolori e gioie, arrivi e partenze, inizi e finali, mete raggiunte e altre abbandonate, poi ancora persone e persone, attese dell’alba e notti insonni parlando o cantando, amici, amori, relazioni, abbracci, lacrime, sorrisi.
Tutto quanto avvenuto di importante nel corso di questi lunghi anni, che delineano il mio volto, la mia storia, le tracce della via lungo la quale proseguire.
Tutto quanto avvenuto di importante nel corso di questi lunghi anni, che delineano il mio volto, la mia storia, le tracce della via lungo la quale proseguire.
Niente di speciale, la mia è stata ed è una vita molto normale, non ho avventure da raccontare, casomai un cammino di idee maturate e vissute anche grazie all’ascolto del mio io interiore che è riuscito a parlarmi per anni attraverso i sogni che spesso hanno agitato le mie notti.
Che dire, spesso la stella che avevo intravisto di notte in sogno, dovevo imparare a comprenderla al mattino con la mente e con il cuore, perchè solo così i cammini hanno un senso e una possibile destinazione.
D’altronde “L’Isola che non c’è” è anche un inseguire i propri sogni e i propri ideali .
Ideali scoperti anche grazie ai “maestri di vita”, quegli uomini e donne che in vari tempi e modi, attraverso il loro amore, mi hanno aiutato e mi aiutano a tracciare il mio cammino, facendomi scoprire valori e idee importanti che hanno dato un senso alla mia esistenza e che erano già dentro di me, ma che da solo magari non riuscivo a vedere.
A volte sono stati compagni o sono ancora oggi compagni di cammino, altre volte sono racchiusi nell’incontro di pochi giorni od ore, ma anche in così poco tempo sono riusciti ad aprire brecce e a rompere muri.
Tra questi “maestri di vita” c’è anche il figlio che ogni padre desidera avere, il bambino che si è visto crescere fino a diventare uomo, che si è cercato di accompagnare nel suo percorso di indipendenza e di autonomia, e che a volte è stato egli stesso esempio di vita per me.
Non può mancare per me in questo cammino verso l’isola che non c’è l’incontro con Dio e che mi piace ricordare con il bellissimo brano della Bibbia, tratto dal libro del profeta Ezechiele, che mi emoziona ogni volta che lo leggo. Dio parla al profeta e dice: “Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la gente d’Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò“.
Ho chiaro dentro di me, il momento dell’inizio di questo cammino alla Sua ricerca, alimentato ancora oggi dai dubbi, dall’incertezza, da una fede balbettante, ma anche dall’avvertire una presenza di amore dentro di me.
Ed è bello per me avvertire ancora oggi questa presenza d’amore che mi fa sperare che Lui mi aiuterà sempre, quando ce ne sarà bisogno, a risuscitarmi dai sepolcri in cui potrò cadere per uscire dalla tiepidezza di una vita incolore e chiusa in se stessa.
Con questi pensieri mi appresto ad aprire i miei 60 anni, nel segno anche di un impegno sociale che oggi mi prende, mi affascina, mi fa sentire utile e vicino a chi, in questa vita, ha subito e subisce ogni giorno ingiustizie.
Lungo il cammino illuminato dalla stella vorrei provare, se mi riesce, a dare valore sempre più solo alle cose che contano veramente, le ricchezze dell’anima e delle relazioni.
Perchè in fondo, ogni giorno, nel seguire la nostra stella verso l’isola che non c’è, si deve pensare che dietro la curva che ci aspetta, come dice Ikmet nella sua bellissima poesia,
“Il più bello dei mari è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello, non te l’ho ancora detto”.
Perchè in fondo, ogni giorno, nel seguire la nostra stella verso l’isola che non c’è, si deve pensare che dietro la curva che ci aspetta, come dice Ikmet nella sua bellissima poesia,
“Il più bello dei mari è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello, non te l’ho ancora detto”.
Grazie a tutti, a coloro che mi vivono accanto e ancora oggi mi sopportano, a coloro con cui ho fatto un pezzo di strada in qualche stagione della vita, a quelli che mi hanno regalato l’emozione di un sorriso e di una parola, ai libri che ho letto e leggerò, ai padri e figli che ho incontrato e a coloro per il quali sono stato a volte padre e a volte figlio.
A tutti dedico queste ultime belle parole di un’altra stupenda canzone di Edoardo Bennato dal titolo “Venderò” e che vorrei accompagnasse questa terza fase della mia vita e spero anche quella di tutti voi e che dice….“ogni cosa ha il suo prezzo, ma mai nessuno saprà, quanto costa la mia libertà”.
Perchè la libertà in fondo è lei la stella che deve illuminare il nostro cammino verso l’Isola che non c’è, sapendo che alla fine, quell’isola la troveremo…..
Perchè la libertà in fondo è lei la stella che deve illuminare il nostro cammino verso l’Isola che non c’è, sapendo che alla fine, quell’isola la troveremo…..
Unknown
29 Maggio 2019 at 14:38
…
semplicemente…grazie!!!
Anna Marchi
29 Maggio 2019 at 19:30
Bisognerebbe sempre avere una stella un po' come i Magi, un obiettivo da raggiungere un cammino più o meno tortuoso ma con la voglia di percorrerlo costi quello che costi. Un bilancio a 60 anni non è come quello fatto a 50 né sarà come quello dei 70 o 80. La vita va vissuta ogni giorno (carpe diem!!!) cogliendo le piccole cose ma sempre con quella "stella" che illumina il cammino verso "l'isola che c'è ". Auguri
Leonardo Nale
30 Maggio 2019 at 16:31
Grazie Pierluigi di averci aperto il cuore, il segno di fiducia più grande che un uomo può dare all'altro … è mia convinzione che soprattutto cosĺ si tessono relazioni significative tra noi e con l'Altro e si abito sin d'ora nell'isola del già è non ancora ❤